Quali sono i veri
fattori dei conflitti in Africa?
Mali ed Algeria
Sarebbe azzardato ridurre il conflitto in Mali, dopo quello
della Libia, ad una semplice questione di salvaguardia degli ultimi stracci
dell'impero coloniale francese, (la "Françafrique" terreno di manovre
delle "spie" da Foccart a Mitterrand.) Questo
conflitto si inserisce in una lunga catena di conflitti strategici: dalla
Somalia al Sudan, dall'Etiopia all'Eritrea, dal Ruanda al Congo-Kinshasa, dal
Ciad alla Libia.
Il Mali è un anello essenziale per la stabilità delle frontiere
in Africa - tracciate tempo fa dal colonialismo francese - circondato e chiuso
da un numero impressionante di paesi: l'Algeria, il Niger, il Senegal, il
Burkina-Faso, la Mauritania, ila Costa-d'Avorio e la Guinea. Con la sua
posizione geografica, il Mali è diventato anche un luogo di passaggio
obbligatorio di ogni tipo di traffici (cocaina che transita adesso per la
Guinea-Bissau) ed armi di ogni genere nella regione Magreb-Sahel (Libia,
Mauritania, Algeria, Niger, ecc.).
Gli ultimi sviluppi della guerriglia islamica prima nel Niger,
intorno alle miniere di uranio, (sfruttate dalla Francia e la Cina), poi nel
Sahara algerino, intorno ai pozzi di gas, mostrano che la geopolitica supera di
gran lunga quella dell'ex-potenza francese, molto declinante nel corso degli
ultimi dieci anni.
La "Françafrique" è con le spalle al muro. Gli USA
hanno esteso la loro zona di influenza su certi paesi strategici come l'Angola,
per controllare meglio le strade di approvvigionamento petrolifero. Il gruppo
britannico BP ha sviluppato le sue posizioni in Algeria a spese della Francia.
Ma il problema maggiore si trova in una tendenza alla riduzione delle parti di
mercato di tutti questi paesi di fronte alla Cina. La recente "buona
volontà" di quest' ultima sostenendo l'intervento della Francia in Mali, e
quindi in Niger, dove dispone di interessi economici, è puramente
circostanziale e non deve nascondere la nuova distribuzione geopolitica.
La Cina, su quasi tutto il continente africano, Algeria inclusa,
ha esteso quasi meticolosamente la sua tela da più di 10 anni. Mira a
controllare non solo l'Africa per il suo petrolio, ma anche per i metalli rari
necessari allo sviluppo delle sue industrie elettroniche e militari.
Secondo le cifre recenti, il commercio tra la Cina e l'Africa è
aumentato da 129,6 miliardi di dollari US nel 2010 a 200 miliardi di dollari US
nel 2012. Con l'eliminazione di Gheddafi da parte della Francia, la Gran
Bretagna e gli USA, la Cina ha perso un'importante battaglia nel controllo del
suo approvvigionamento energetico, anche se conserva tutte le sue posizioni in
Sudan, (Nord e Sud inclusi, nonostante la spartizione del 2011), che sostiene
con tutte le sue forze, armi incluse.
Il suo attuale "alleato" , la Russia, sembra anche lei
fare un'improvviso voltafaccia di fronte all'ascesa geostrategica della Cina
alle sue frontiere. Secondo il ministro francese degli affari esteri, Laurent
Fabius, la Russia avrebbe "proposto di portare dei mezzi di
trasporti" per la logistica delle truppe e del materiale francese in Mali.
Questo sarebbe una moneta di scambio per conservare la sua base militare in
Siria, dopo la caduta inevitabile di Assad II?
È evidente che l'intervento della Francia in Mali ed il
deteriorarsi delle sue relazioni con l'Algeria non ha niente a che vedere con
una qualsiasi "guerra" per le materie prime tra John Bull e lo Zio
Sam, da un lato, e l'Europa, dall'altro, di cui la Francia proverebbe a
prendere la direzione geopolitica. Tutti i paesi d'Europa e gli USA- nonostante
le loro apparenti controversie- hanno tutto da guadagnare eliminando la Cina
dal continente africano per tagliargli le suoi provviste energetiche, prima che
questa metta in opera il suo vasto piano di sviluppo navale, (per il momento
ridotto ad una portaerei nel mar della Cina dal 2011).
L'imperialismo francese, che è uno dei cinque "storici"
del Consiglio di sicurezza dell'ONU, dovrà piegarsi alle decisioni che vorranno
cortesemente sottomettergli gli USA. E' così che il segretario di stato
americano alla Difesa Léon Panetta aveva sottolineato una settimana fa, che le
operazioni in Mali non costituivano una guerra francese ma esigevano "uno
sforzo internazionale" che dovrebbe essere confermato dall'ONU, ossia
tutti, Germania e Brasile inclusi ( sono partner).
La questione del terrorismo islamico che porta le sue "
brigate internazionali" al fine di formare un nuovo califatto in
Africa-l'Afrikanistan-potrebbe sembrare secondaria se dietro non si profilasse
una ristrutturazione imperialista dell'Africa occidentale e centrale, che
avvantaggerebbe l'Algeria ed i sub-poteri extraregionali, (Arabia saoudite,
Qatar, Emirati del golfo arabo-persico) che si appoggiano qui e là su un
"movimento di liberazione nazionale touareg" creato da zero.
La grave situazione di decomposizione economica e politica di
tutti questi paesi africani, annessi nel passato alla Françafrique, può solo
nutrire degli appetiti imperialisti di cui gli attori sono molteplici. In
questo senso, l'eliminazione di Gheddafii ha permesso di concedere
gratuitamente delle immense scorte di armi a queste guerriglie
"islamiche", manipolate più o meno dai servizi segreti degli Stati
islamici menzionati prima. Perciò la guerra in Mali e l'offensiva terroristica
dell'AQMI (Al-Qaida in Magreb islamico) in Algeria non sono indipendenti l'uno
dall'altro. La Loro apparizione non deve essere l'albero che nasconde la
foresta, questo vale a dire dissimulare una svolta geostrategica in Africa.
L'Africa è diventata un esplosivo campo di scontri imperialisti,
essenzialmente tripolare: USA e paesi anglosassoni (Australia, GB e Canada);
Europa, (principalmente Germania, Italia e Francia); e la Cina, in vista di un
controllo strategico delle materie prime. Gli USA cercano hic e nunc di
dispiegare tutta la loro forza militare contro la Cina liberandosi
dell'Afghanistan, per concentrarsi sulle zone Pacifiche ed Oceano indiano,
prima di attaccarsi alla " questione africana".
Negli ultimi 20 anni la Cina non ha mai nascosto la sua
intenzione di controllare l'Africa, non solo economicamente, ma a breve
strategicamente, appena ne avrà i mezzi navali. Tutta la sua ideologia
imperialista-diffusa ad nauseam nei suoi "manuali scolastici"- poggia
molto sul "modello" dell'imperatore Yong-il il quale fece costruire
nel XV secolo centinaia di navi, (all'origine di un primo disastro ecologico
poiché la metà della copertura forestale del sud della Cina sparì), ed ordinò
delle grandi spedizioni "di esplorazione" in tutto l'oceano indiano,
verso l'Africa orientale in particolare.
Gli USA, mirando a conservare la loro egemonia sul mondo, (dispongono del 50% degli armamenti di punta), la Cina deve aspettarsi una controffensiva USA su tutti i continenti, prima in Asia , e molto velocemente in Africa.
Gli USA, mirando a conservare la loro egemonia sul mondo, (dispongono del 50% degli armamenti di punta), la Cina deve aspettarsi una controffensiva USA su tutti i continenti, prima in Asia , e molto velocemente in Africa.
In quanto alla Francia "olandese" ed agli altri paesi
dell'Europa (G.B, finché resterà nell'Europa; la Francia, la Germania e
l'Italia), la questione che preoccupa tutti questi briganti non è sicuramente
il rispetto dei "diritti dell'uomo" e la "costruzione di stati
di diritto". la Loro ossessione è quella di sapere quali parti di mercato
saranno concesse loro in questo teatro di ombre africane di cui i primi due
ruoli sono per gli USA e la Cina.
La guerra in Mali non si limiterà all'Africa occidentale: la
porta è già spalancata ad altri conflitti in Africa centrale (Ruanda, Uganda,
Congo) dove le grandi potenze imperialiste sono militarmente coinvolte (per
esempio, i britannici in Ruanda che è diventato anglofono).
Lo scramble for Africa, (divisione dell'Africa da parte delle
grandi potenze decisa al Congresso di Berlino nel 1884), non fa altro che perpetuarsi
.
Una volta in più, le popolazioni dell'Africa, in bilico tra
parecchi tiri crociati di briganti armati, con o senza divise, sono le vittime
insanguinate e terrorizzate di questi appetiti imperialisti, sia che la loro
ideologia sia la "costruzione di stati di diritto", le "lotte di
liberazione nazionale", o il jihadismo ,di cui il "sacro corano"
è il manuale di utilizzazione del kalachnikov.
Una volta in più, i lavoratori dei paesi industrializzati
dovranno pagare il prezzo forte di queste guerre che si inseriscono sempre più
in una corsa ad armamenti sofisticati e l'Africa servirà come campo di
sperimentazione .
Ph.
B., le 24 gennaio 2013
http://leftcommunism.org/spip.php?article335
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