http://internationalist-perspective.org/
"Prospettiva Internazionalista" è un gruppo rivoluzionario rivendicante il marxismo come teoria vivente capace di tornare alle proprie origini, di produrre la sua stessa critica e di svilupparsi in funzione dell'evoluzione sociale storica.
In questo, se riprendiamo la maggior parte delle esperienze teoriche delle Sinistre Comuniste, noi consideriamo che il nostro compito principale è di oltrepassare le debolezze e le insufficienze delle Sinistre in uno sforzo di sviluppo teorico incessante. Non concepiamo questo compito come nostro, ma piuttosto come il frutto di un dibattito e di uno scambio con l'insieme dei rivoluzionari. Tale dinamica condiziona la chiarezza del nostro contributo alla lotta e allo sviluppo della coscienza di classe del proletariato. Il nostro gruppo non intende portare alla classe un programma politico conchiuso, ma partecipare al processo generale di chiarificazione che si svolge in seno alla classe operaia.
Il modo di produzione capitalista, nella sua fase ascendente, ha sviluppato le forze produttive in maniera considerevole. Il proletariato poteva strapparci, grazie alle sue lotte, dei miglioramenti durevoli delle sue condizioni d'esistenza, e le organizzazioni di massa come i partiti operai o i sindacati, rappresentavano questa possibilità di lotta in seno al sistema.
In quanto sistema vivente, il modo di produzione capitalista, dopo la sua fase ascendente, è progressivamente entrato in una fase di declino, portatrice della sua sostituzione da parte di un'altra società. La decadenza del capitalismo fa apparire le sue stesse contraddizioni alla luce del sole, e il sistema è diventato un ostacolo allo sviluppo della società. Oggi, mentre le forze produttive non sono mai state così sviluppate, il capitalismo caccia popolazioni intere nella precarietà, nella miseria e nella violenza.
Il passaggio progressivo dal dominio formale del capitale (contrassegnato dall'allungamento della giornata di lavoro) al dominio reale (caratterizzato dall'incorporazione generalizzata della tecnologia nel processo produttivo) ha incrementato la produttività del lavoro, ha accelerato lo sviluppo del capitale, ma anche i fattori che lo spingono nella crisi, e profondamente modificato la composizione delle classi e le condizioni del loro antagonismo. La lotta permanente all'interno del sistema è diventata illusoria e le organizzazioni di massa si sono totalmente integrate allo Stato, garante del controllo e della coesione sociale.
Il proletariato, per via della sua condizione all'interno del capitalismo, è spinto ad emanciparsi dall'alienazione nella quale lo costringe il capitalismo come rapporto sociale, ed è dunque portatore di un progetto di società affrancata dalla valorizzazione, dal denaro e dalla divisione della società in classi.
Tale progetto non è ancora esistito nella storia. Se la rivoluzione russa del 1917 era proletaria, essa non è sboccata nell'emergenza di una società comunista. Il sedicente "comunismo" dei paesi dell'Est, proprio come quello di Cuba o della Cina, non è altro che una manifestazione del capitalismo di Stato. Al contrario, l'emergenza, su scala storica, di una nuova società, non può realizzarsi che attraverso la negazione totale del capitalismo e attraverso l'abolizione delle leggi che presiedono al movimento del capitale. Tale società nuova implica una trasformazione profonda del rapporto dell'uomo con sè stesso e i suoi simili, dell'individuo con la produzione, con il consumo, con la natura e con la comunità umana al servizio del rigoglio di tutti, e con la soddisfazione dei bisogni umani.
Nessun commento:
Posta un commento