8 MARZO
comunisti per l’organizzazione di classe
combat
per info:
Quando si dice prendere in parola i comandamenti di s.madre chiesa…..
….”finchè morte non vi separi”!
Sempre piu’ spesso, qualche maschio proprietario di donne applica alla lettera l’ordine sacro: “solo la morte ci può separare, quella naturale certo,
o, con rito abbreviato, quella violenta, per mia manu militari.
Non ci sono santi, la donna è mia e me la gestisco io,
niente e nessuno me la porterà via.
Solo Io, ed il padreterno, possiamo chiudere le storie e togliere la vita.
Questo è amore….”
8 MARZO.
Libere di lavorare, di consumare, di uscire e vivere da single.
Eppure sfruttate, oppresse, violentate, picchiate, uccise, usate, vendute.
Fatti mandare dalla mamma a prendere le botte…….
Le libertà di questa società sono compatibili, utili al sistema; sono le libertà individuali della competizione e della machofemminilità, sono le libertà fotocopia dell’esistente, delle pari opportunità carrieriste e delle quote rosa di potere.
Il potere, la carriera, la realizzazione, la competizione tra uomo e donna e tra donna e donna sono le levatrici della violenza maschile contro le donne, ormai prigioniere degli opposti estremi tra “comprensione” e “denuncia”.
La trinità capitalista dio-patria-famiglia, ormai allo stremo del suo nefasto rendimento e svuotata dallo stesso sistema, continua a mietere vittime, fisiche e cerebrali.
Nella gabbia famigliare, tra le mura dei mulini bianchi, amate da morire dai “loro” uomini, mutilate dalla tradizione o seppellite dal luogo comune, la strage continua tra mostrizzazioni e complicità, anche femminili.
La quotidianità e l’estensione delle violenza e degli abusi fanno diventare normale, panorama accettabile ed accettato dalla società civile un autentico massacro.
Tra ideologia della “privatizzazione” della famiglia e della coppia, prese di distanze e scesa in campo dell’arcipelago psicopolitico a spiegare “fragilità e dipendenze maschili”, si riproduce all’infinito la fabbrica del dominio e del possesso.
I soloni della democrazia invitano alla “denuncia”, invocano carcere e castrazioni, aggiungendo repressioni a repressioni, e scordando che la proprietà dei corpi è figlia della proprietà delle merci alla base della stessa loro democrazia.
E l’autodifesa? E la denuncia dei rapporti proprietari alla base dell’intero castello sociale dominante, e la riappropriazione di vita e libertà collettive fuori e contro dio-patria e famiglia?
E la liberazione?
E’ chiaro ed evidente che non possiamo rinviare alle calende greche della rivoluzione sociale lo scioglimento del nodo dei rapporti tra i sessi, ma non possiamo nemmeno fare gli spettatori del pogrom femminile del terzo millennio.
E non possiamo nemmeno accontentarci di sbattere in galera qualche assassino o qualche torturatore, perché la galera è lo strumento principe di ogni assassino e di ogni torturatore.
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