Letture di classe
Riccardo Salvador, Ricordi di un
militante
Mezzo secolo di fabbrica da Schio a
Winterthur,
riposando nelle galere fasciste,
All’Insegna del Gatto Rosso, Milano,
2012.
Pagine 200. € 15, comprese le spese
di spedizione.
Richiedere a: dinoerba@libero.it/
Ricordi di un militante fu pubblicato nel 1991 dal Partito
comunista internazionale «di Schio», che è l’organizzazione animata a suo tempo
da Riccardo Salvador. I Ricordi sono frutto di un’intervista curata da Renzo
Priante, che era legato a Riccardo da rapporti prima di militanza comune poi di
amicizia.
La prima edizione fu pubblicata in un fascicolo
ciclostilato, la cui diffusione riguardò la cerchia dei militanti. I Ricordi
presentano aspetti di grande interesse per la storia del movimento operaio
italiano. Riguardano un arco di tempo che copre buona parte del Novecento,
offrendo una panoramica della condizione operaia attraverso gli eventi che
precedettero e accompagnarono la Prima guerra mondiale e il «biennio rosso», la
fondazione del Partito Comunista d’Italia, la lotta contro il fascismo e la
dittatura, la Seconda guerra mondiale, la Resistenza e la Ricostruzione. Sempre
ponendo in primo piano gli interessi del proletariato. Sono tutti passaggi che
aiutano a capire anche molte questioni spinose del nostro recente passato. Per
questo motivo abbiamo ritenuto che fosse bene ripubblicarli.
Riccardo Salvador nacque a Piovene Rocchette (Vicenza) il 21
novembre 1900, in
una famiglia operaia e presto condivise una situazione comune alla maggior
parte dei suoi coetanei: a 12 anni andò a lavorare alla Lanerossi, dove
«comanda il paron Rossi». La guerra, il servizio militare e il clima del
secondo decennio del Novecento lo portarono sempre più a interessarsi a
questioni sociali; si avvicinò al socialismo nella sua ala massimalista e
partecipò «con incoscienza e spontaneità» alle lotte. Dopo il servizio militare
(1918-22), si trasferì a Milano, dove lavorò in alcune officine e partecipò
all’attività del Partito Comunista d’Italia, al quale si iscrisse nel 1923,
simpatizzando per la sinistra bordighiana, che allora dirigeva il partito. Ebbe
occasione di conoscere e frequentare alcuni esponenti di primo piano: Amadeo
Bordiga, Bruno Fortichiari, Antonio Gramsci, Pietro Tresso, Palmiro Togliatti,
Onorato Damen. Dall’inizio del 1928, svolse l’attività di «fenicottero», ovvero
di portaordini incaricato di tenere i contatti nel Triveneto. Dopo pochi mesi,
l’11 maggio 1928, fu arrestato a Bologna a causa di una delazione. Il 10
novembre 1928, il Tribunale Speciale lo condannò a 12 anni e 6 mesi. Le carceri
di Lucca, Finale Ligure, Volterra e Pianosa furono la sua «università». Rifiutò
di presentare la domanda di grazia a Mussolini (che lo avrebbe coperto di
infamia) e partecipò alle lotte in carcere (organizzate dal comunista di
sinistra Onorato Damen e sostenute dal socialista Sandro Pertini). In queste
circostanze, si creò una crescente divergenza tra i «centristi» (ossia gli
stalinisti) e la sinistra, che veniva via via emarginata. In seguito a due
amnistie, fu scarcerato nel 1934. Poco prima della guerra, tornò a Schio e, in
breve tempo, dette impulso alla ripresa dell’attività sindacale e politica
nella zona, soprattutto dopo l’8 settembre 1943.
Sopra, volantino del Partito Comunista Internazionalista,
diffuso a Milano nel gennaio 1945.
A destra, primo numero di «Battaglia Comunista», 27 giugno
1945; primo numero de «il programma comunista», 10-24 ottobre 1952.
Il punto di riferimento di Salvador era la sinistra
rivoluzionaria, quella del 1921 e di Amadeo Bordiga; quando, nel corso del 1943
sorse il Partito comunista internazionalista (PcInt.), che a quell’esperienza
si richiamava, ne sostenne le posizioni, trovando corrispondenza in alcuni
giovani partigiani. Dopo la Liberazione, fu eletto segretario della Camera del
Lavoro di Piovene Rocchette: unico segretario, in tutta Italia, eletto
democraticamente dalle Commissioni Interne. Abitualmente, la nomina era decisa
dai partiti del Cln. L’eccezione di Piovene Rocchette non fu quindi ben
digerita, soprattutto dai nazional-comunisti di Togliatti che, per eliminare
Salvador, lo indicarono quale responsabile della strage di fascisti, avvenuta a
Schio il 6 luglio 1945. La montatura cadde alla prima verifica dei fatti.
Superando questi difficili frangenti, Riccardo si impegnò
nella lotta contro lo sblocco dei licenziamenti (1946). La Cgil di Vicenza
giudicò questa azione troppo radicale e la contrastò. Salvador
si rese allora conto di non avere più alcuna voce in capitolo e non trovando
più spazi per un’azione sindacale autonoma preparò nuovamente le valigie,
questa volta per la Svizzera.
Nel 1952, di fronte alla scissione del PcInt., sostenne la linea Bordiga-Maffi,
benché fosse legato a Damen da rapporti di vecchia amicizia. Nel frattempo, dal
1947, si era stabilito a Winterthur (Svizzera) e lavorò alla Osram, dove
proseguì la sua attività sindacale e politica tra gli operai emigrati,
italiani, ovviamente, ma anche spagnoli. Grazie a questa attività fu costituita
la sezione svizzera del PcInt. Nel 1966, pensionato, tornò a Schio e fondò la
sezione locale del Partito comunista internazionale (nuova denominazione
assunta dal partito «di Bordiga» nel 1965), tutt’oggi attiva, dal momento che
le radici erano state piantate in profondità. Riccardo è morto a Schio il 31
ottobre 1993
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