da Dans le monde, une
classe en lutte Décembre 2012
CONSIDERAZIONI GENERALI SULL'AUSTERITÀ
I
cani proletari abbaiano e/o lottano, la carovana capitalista passa
Secondo
recenti commenti economici, dei nuovi segni mostrerebbero che siamo davanti ad
una nuova rottura economica mondiale, similare a quella del 2009. I marchi
mondiali mostrerebbero un crollo nelle vendite ed i profitti, il che sarebbe
causa di una nuova ondata di licenziamenti in un futuro prossimo. La battaglia
delle monete infuria tra le entità economiche mondiali, e queste riversano dei
nuovi crediti e sempre più carta moneta.
Dovunque
nel mondo -e più particolarmente in Europa-, l'austerità è regina,
apparentemente per sormontare la crisi, ossia aiutare il capitale a ritrovare
il mezzo per fare dei profitti e rimunerare sempre più il capitale. Siamo
inondati di statistiche di ogni tipo, di cifre, di previsioni, di percentuali
su dei valori che non conosciamo. Le verità di ieri si sostituiscono con le
verità di oggi, ciò che ieri era affermato come una verità oggi viene presto
abbandonato. La verità, dei finanzieri, dei dirigenti economici di ogni tipo,
politici è quella di trovare sempre nuove verità sommergendoci di statistiche a
dir loro inoppugnabili, ci vogliono far credere che la loro sopravvivenza vuol
dire la nostra sopravvivenza.
Tuttavia
le cose sono semplici, a condizione di sapere come funziona il sistema
capitalista. Semplicemente, la sua forza viene dalla sua possibilità di
produrre delle merci, di appropriarsele e di trarre profitto dalle loro
vendite. Essenzialmente, ciò riposa sulla condivisione del valore che lo
sfruttamento della forza di lavoro di miliardi di esseri umani produce in questa
produzione di merci. Finché il capitalismo esiste, è la legge ferrea di questo
sistema.
Secondo
questa legge, questo valore è ripartito tra il capitale -l'insieme dei
capitalisti che gestiscono una massa enorme di capitali- e l'insieme dei lavoratori.
Fu da sempre una condivisione impari ma la parte congruente che torna alla
forza da lavoro può cambiare, col tempo, secondo i paesi, in funzione del
rapporto di forze sul luogo dello sfruttamento di questa forza di lavoro. In
questo sfruttamento da parte del capitale, c'è un paradosso: più il capitale
prende una parte più grande di questo valore, più aumenta, più ha bisogno di
trovare dei settori capaci di portargli ancora più valore. La crisi trova la
sua origine nel fatto che i lavoratori, con la loro porzione congruente di
valore, non possono consumare la totalità delle merci messe sul mercato. Da un
altro lato, le masse enormi di capitale alla ricerca di profittabilità si
lanciano in speculazioni di cui ciascuno può conoscere gli effetti nauseabondi.
Uno
degli elementi essenziali di tutta questa situazione è la ricerca sfrenata
dovunque nel mondo di mezzi per aumentare la parte di valore che torna al
capitale. Le misure di austerità mirano globalmente a raggiungere questo scopo.
Le condizioni di sfruttamento del lavoro e la situazione economica degli Stati
non essendo uniforme, queste misure colpiscono differentemente non solo i
lavoratori ma una buona parte della popolazione. Le reazioni sono differenti in
funzione dell'impatto relativo di queste misure che, detto con altre parole,
non è altro finalmente che un più grande prelievo di valore da parte del
capitale. Basta paragonare le devastazioni dell'austerità e le reazioni nei
paesi come la Grecia, il Portogallo, la Spagna o l'Italia, e le poche reazioni
in Francia ed in Germania per esempio.
Si
è fatto un gran rumore con i paragoni tra i costi del lavoro, il tempo di
lavoro ed i vantaggi sociali nei differenti paesi europei per incitarci a
"fare meglio degli altri", il che sarebbe un incitamento a lotte tra
proletari ingabbiati nel loro nazionalismo. Ma la semplice logica dovrebbe
permettere di comprendere che se ogni Stato riesce a fare abbassare il costo
del lavoro, tutto torna in questi rapporti relativi tra Stati al medesimo punto
di partenza, solo un livello sotto a ciò che esisteva prima.
Tuttavia,
parecchie cose sono cambiate: Globalmente, per l'insieme dei lavoratori, la
parte del valore che gli era concesso diminuisce, il che aumenta di tanto la
parte che si concede il capitale. Non importa se questo diminuisce di tanto per
i lavoratori la parte assegnata alla consumazione delle merci prodotte, il che
non è per risolvere la crisi, ( di cui certi circoli capitalisti sono coscienti
pure non sapendo come risolvere questa quadratura del cerchio); La crisi si
esprime anche in una guerra delle monete, (principalmente dollaro contro euro),
per trovare dei mercati nella competizione internazionale. Più si abbassano i
costi di produzione - più spesso tramite una strumentalizzazione dell'ampiezza
della crisi in certi paesi -, più si modificano i tassi relativi delle monete,
più ci sono possibilità di conquistare delle parti di mercato a spese degli
altri. Ma anche là , è la quadratura del cerchio perché tutti i colpi sono
permessi.
Ciò
che rimane, è la lotta di classe per tentare di arginare questa offensiva
generalizzata riguardo alla parte dei lavoratori nel valore; le reazioni, così
forti e così costanti che siano, restano localizzate. Finora non hanno molto
disturbato la messa in opera delle politiche di austerità. Un tentativo come
quella della Confederazione europea dei sindacati di elevare, (a fior di
labbra), questa lotta al livello europeo è fallita penosamente, al tempo stesso
a causa della diffidenza generalizzata sul ruolo delle centrali sindacali
nazionali, e delle differenze nazionali che abbiamo rilevato. Finché le cose
resteranno a questo livello, ci saranno nel mondo intero sempre più offensive del
capitale e la diminuzione del livello di vita dei proletari.
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