domenica 27 novembre 2011

Il prossimo passo per Occupy Wall Street

da Insurgent Notes, 17 novembre
http://insurgentnotes.com/

Il prossimo passo per Occupy Wall Street: occupare gli edifici, occupare i luoghi di lavoro

Oggi, dopo due mesi di occupazioni e attacchi alle occupazioni a Portland, Oakland e ora Manhattan, Occupy Wall Street potrebbe essere sul punto di cominciare un nuovo processo- una massiccia convergenza di studenti in Union Square e una convergenza della working-class in Foley Square che provano a dare realtà ai crescenti appelli per uno sciopero generale. Questo nuovo processo dovrebbe includere l'estensione delle occupazioni dei palazzi per l'inverno incombente e, oltre a questo, dei posti di lavori, dove la working-class può provocare lo stop sistemico, come ulteriore passo verso la presa dell'amministrazione della società su base interamente nuova. Qualsiasi cosa accada oggi  (Novembre 17) e nella prossima settimana di azione, è tempo di testare la forza e i limiti dei movimenti di occupazione a New York e negli USA.

Non vi è alcun dubbio che questo sia il movimento più importante che scende nelle strade negli USA in 4 decadi. Il suo fuoco selvaggio diffusosi in 1000 città in poche settimane lo attesta. La valanga di “demands” ha improvvisamente fatto sì che la miseria economica e sociale degli ultimi 40 anni, perlopiù sofferta passivamente, con alcuni occasionali scoppi di resistenza, sia divenuta una pubblica realtà impossibile da ignorare da ora in poi. Politici, personalità televisive ed esperti vari sono stati presi alla sprovvista da un movimento che rifiuta di entrare nel loro universo irrilevante. A causa della accozzaglia di cose che vengono dette, il movimento ha assolutamente il diritto di rifiutare di identificarsi in maniera troppo specifica con specifiche richieste, ideologie e leader. La realtà sociale giornaliera negli anni ha educato il movimento troppo bene per cadere in questo gioco.

Alla radice di tutto c'è la realtà di che cosa il movimento rappresenti: il rifiuto di una società che mette un numero sempre crescente di persone nel dimenticatoio. Identificare se stessi troppo specificatamente con una lista di richieste vorrebbe dire cadere al di fuori del significato del movimento, profondamente sentito,(cioè, ndt) che ogni cosa debba cambiare e la certezza che niente debba essere più come prima.

In risposta, la forza più grande con il potenziale di far deragliare questo movimento dentro canali “rispettabili” (il partito democratico e i sindacati ufficiali) stanno lottando per controllare, disinnescare e reprimere, come hanno fatto con successo, ad esempio, nel Wisconsin in primavera. Non stanno avendo vita facile al riguardo.
Le realtà di occupazioni in 1000 città sfidano le facili generalizzazioni. I mezzi di informazione hanno provato a ritrarre il cuore del movimento come giovane, bianco, disoccupato e di “classe media”- quest'ultima caratteristica è una identità sbagliata che presto scomparirà per far posto a quella di “working class”. In ogni caso nei primi passi (del movimento, ndt), in città differenti (in particolare nella marcia del 2 Novembre sul il porto di Oakland) un significativo numero di neri e latinos, così come di uomini più anziani, hanno ampliato il movimento in molto luoghi al di là del nucleo iniziale.

Il nostro scopo non è di soffermarsi sulle migliaia di slogan, qualcosa che è lecito aspettarsi da un movimento molto giovane fatto perlopiù da persone per le quali questa è la prima esperienza di questo tipo nelle loro vite. Idee quali l'1% o “fate pagare ai ricchi la loro giusta quota” o “fate pagare le banche” o “abolite la FED” siedono fianco a fianco con attacchi al “capitalismo”. Vorremmo suggerire che l'eccessiva attenzione sulle “banche” non riconosce che le fonta della miseria diffusa è la crisi mondiale del sistema capitalista (di lavoro salariato) e, di conseguenza, non punta al superamento della crisi istituendo un mondo oltre il lavoro salariato, ossia il socialismo o il comunismo (nonostante siamo ben consci dell'abuso di queste parole in troppe situazioni). Arrivare ad una tale consapevolezza richiede che si parli apertamente di classe. E' chiaro che la larga maggioranza della classe operaia negli USA, sebbene in sintonia con il movimento, non vi sia entrata in nessun modo attivo, se non altro perchè sta lavorando ed è coinvolta nella lotta per la sopravvivenza quotidiana.

Il movimento di occupazione ha bisogno di costruire una militanza creativa nelle strade di migliaia di persone (come mostrato a Oakland, Portland, Seattle, New York e altri luoghi) per raggiungere quella larga maggioranza che talvolta sembra, ad un isolato o due dalle battaglie nelle strade, di andare al lavoro come al solito. Il crescente numero di azioni anti-sfratto e anti-pignoramento ha effettuato tale sensibilizzazione La presa in consegna di edifici per riunioni e ancor più necessari spazi di vita, così come per workshop e dibattiti, potrebbe essere un importante prossimo passo. Oltre a questo vi dovrebbe essere l'estensione del movimento a interruzioni del lavoro e occupazioni dei posti di lavoro, ponendo in maniera ancora più forte la questione della proprietà privata e del “chi comanda?”.

Il rinnovo del contratto ancora pendente per i lavoratori della Local 100 della Transit Workers Union è uno degli, ovvi, collegamenti qua a New York. Il braccio di ferro in corso tra i portuali(ILWU) della Local 21 e la EGT corporation a Longview, Washington, è un altro. L'occupazione programmata insieme a genitori e studenti di 5 scuole pubbliche proposte per la chiusura a Oakland è un altro esempio ancora. Durante tali sforzi, crediamo che il movimento avrà poca difficoltà a distringuere tra i  lavoratori ordinari (che vi hanno già aderito in più occasioni) e i burocrati dei sindacati che hanno approvato, na dopo l'altra,  sdentate  risoluzioni di “sostegno” senza la minima mobilitazione.
É necessario dire ancora meno riguardo ai politici del partito democratico- per non parlare del  Sindaco di Oakland, Jean Quan- che hanno provato a cavalcare il movimento per i propri fini- prima di mandare la polizia contro la rivolta.

Comunque, le occupazioni sono solo un passo ulteriore: oltre a questo vi è la questione della presa in consegna sulla produzione della società per noi stessi e dell'eseguirla su una base interamente nuova.

Qualsiasi cosa accada nell'immediato futuro, un muro di silenzio sulla miseria accumulatasi nelle ultime 4 decadi è stato violato. Ogni giorno porta nuove notizie di attachi alla popolazione lavoratrice poiché il capitalismo globale gira senza controllo. Non è mai stato così chiaro che la “normalità” capitalista dipende della passività di coloro che colpisce per salvare se stesso, e dalla Tunisia all'Egittto, passando per la Grecia e la Spagna, fino a New York, Oakland, Seattle e Portland, questa passività è finita. Il compito oggi è buttare tutto ciò che abbiamo per avvicinare  questo punto di non ritorno dove le condizioni gridano: “ Abbiamo la possibilità di cambiare il mondo, prendiamocela”.


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