È mezzanotte nella Sinistra Comunista
da Controverses
«Il modo di concepire tutte le cose di Marx non è una dottrina, è
un metodo. Esso non dà dogmi preconfezionati ma dei punti di riferimento in
vista di una ricerca che va oltre il metodo stesso » (Engels a Sombart,
lettera del 11 marzo 1895)
Per ben due volte, Marx ed Engels hanno affondato le
organizzazioni internazionali che avevano costruito pazientemente ed alle quali
avevano tanto contribuito : la
Lega dei Comunisti (“…su mia proposta, la Lega si è sciolta e ha deciso
che non aveva più ragione di continuare di esistere..." [1])
e la prima Internazionale (“La vecchia internazionale è finita completamente e
smette di esistere. Ed è bene così..." [2]).
Lungi dall’ essere irresponsabili o contrario al profondo
attaccamento dei rivoluzionari alle loro organizzazioni politiche, questi
atteggiamenti di Marx ed Engels sono conseguenti con la loro visione storica
del movimento operaio e delle sue espressioni politiche organizzate : la
storia ha sistematicamente dimostrato che, fondamentalmente, queste ultime
sorgono naturalmente durante le fasi di effervescenza sociale e si dileguano
nei periodi di riflusso. Così, la Prima Internazionale
”non è figlia né di una setta, né di una teoria. È il prodotto spontaneo del
movimento proletario” spiegava Marx, e “La Lega, come la Società delle stagioni di Parigi e altre cento
società, non furono che un episodio nella storia del partito che sorge del
tutto naturalmente dal suolo della società moderna” [3].
Ma il coinvolgimento di Marx ed Engels nella costruzione delle
organizzazioni politiche del proletariato non era unicamente in funzione dello
stato del rapporto fra le classi. Essi condizionavano questo impegno anche ad
un costante lavoro di chiarimento teorico degli scopi e dei mezzi del movimento
operaio. E’ per questo che Marx precisava nel l’indirizzo della Prima
Internazionale che : ”Il numero pesa sul piatto della bilancia solo se è
guidato dalla conoscenza”, perché l’unità e la solidarietà non sono niente se
non riposano su una solida base teorica che dà una coerenza all’azione
rivoluzionaria ("la conoscenza"). Infatti, Marx ed Engels sapevano
bene che sollevare il piede quando la scala scende è il migliore modo per
spezzarsi le reni, e allo stesso modo ritenevano che attivarsi senza sicure
basi politiche conduce allo stesso risultato. Così, in fase di ripresa delle
lotte ed in piena rinascita ed unificazione delle organizzazioni operaie, Marx
declinò l’invito pressante fattogli dalla Prima Internazionale di partecipare
al suo primo congresso a Ginevra … perché egli riteneva più importante finire
il lavoro di redazione del Capitale per consolidare l’azione del movimento
operaio su fondamenti scientifici e coerenti. Quattro ragioni essenziali sono
all’origine delle loro concezioni e scelte politiche ricordate sopra :
1) Che la nascita e la scomparsa delle organizzazioni
rivoluzionarie dipendono molto strettamente dell’evoluzione del rapporto di
forza tra le classi, e che l’esacerbazione delle condizioni obiettive e
soggettive alla base delle mobilitazioni operaie si dispiega su un lasso di
tempo relativamente breve, per cui Marx ed Engels concepivano che l’esistenza
di queste organizzazioni fosse temporanea, legata intrinsecamente ai flussi e
riflussi delle lotte. Tale è la spiegazione della brevità della loro esistenza
nel passato : durante i due ultimi secoli, solo per una cinquantina di
anni possiamo trovare presenza di organizzazioni significative : cinque
anni per la Lega
dei Comunisti (1847-1852), una dozzina per la Prima Internazionale
(1864-1876), venticinque per la
Seconda (1889-1914) e nove per la Terza (1919-1928).
2) Marx ed Engels prevedevano anche che lo sviluppo delle contraddizioni
del capitalismo avrebbe fatto rinascere spontaneamente delle nuove
organizzazioni : “...l’inevitabile evoluzione ed involuzione delle cose
provvederanno esse stesse alla rinascita dell’Internazionale” [4],
anche se questa rinascita non avviene meccanicamente perché essa è preparata
dal lavoro di tutta una serie di piccole minoranze tra le due ondate delle
lotte. Difatti, la storia c’insegna anche che sono le minoranze che hanno
potuto trarre tutte le lezioni politiche e organizzative dalla precedente
ondata di lotte, che hanno potuto produrre i necessari approfondimenti teorici
e politici, e tracciato le prospettive valide per il futuro, che si ritrovano
naturalmente all’avanguardia dei futuri partiti che comporranno la nuova Internazionale.
3) Parimenti, Marx ed Engels ci hanno anche spiegato che in
periodo di riflusso, in assenza dell’ossigeno delle lotte operaie, il mantenimento
in vita di un’organizzazione rivoluzionaria fa più male che bene al movimento
operaio stesso. Questo è ciò che Engels sviluppa in una lettera del 12
settembre 1874 : “Quando le circostanze non permettono più ad
un’associazione di agire efficacemente, quando si tratta semplicemente di
mantenere il legame che unisce il gruppo per riutilizzarlo all’occasione ;
si trovano sempre delle persone che non possono adattarsi a questa situazione e
vogliono semplicemente giocare a fare le mosche nocchiere esigendo che si
“faccia qualche cosa", mentre questa cosa può essere solamente una
stupidità”. In realtà, Marx ed Engels erano molto coscienti che
un’organizzazione che tenta di sopravvivere ugualmente nella fase di riflusso,
al posto di “mantenere il legame che unisce il gruppo per riutilizzarlo all’
occasione", è portata a fare peggio che delle "stupidità" :
“Durante la controrivoluzione che segue ogni rivoluzione vinta, i sopravvissuti
che hanno potuto scampare, sviluppano un’attività febbrile. Le differenti
tendenze di partito si raggruppano, si accusano reciprocamente di avere fatto
affondare la nave nella melma, di avere tradito o commesso tutte le bassezze
possibili ed immaginabili. Peraltro, […] si organizza, si cospira, si lanciano
dei volantini e dei giornali, si giura che il movimento riprenderà nelle
prossime quarantotto ore, che la vittoria è certa e, in questa prospettiva…
Naturalmente, si va di delusione in delusione “ [5].
4) Di conseguenza, Marx ed Engels chiarirono quali fossero secondo
loro i principali compiti che si imponevano in un contesto sfavorevole alle
lotte di classe : fare fronte alle circostanze storiche, comprendere il
periodo che si sta svolgendo e la sua dinamica, includere le delusioni del
movimento in questo processo di comprensione, non lamentarsi e perdersi in
baruffe sterili, in accuse reciproche, ma concentrarsi su ciò che c’è di
importante da fare con le deboli forze che rimangono : “Ora, siccome si
attribuiscono tutte le delusioni agli errori contingenti, e non alle
circostanze storiche inevitabili che non le si vuole considerare per
comprenderle, non si finisce più di accusarsi reciprocamente, e tutto ciò
sfocia in lamenti generali […] Quelli tra i sopravvissuti che hanno una chiara
visione e consapevolezza della situazione si ritirano dalle baruffe sterili, e
appena possono farlo decentemente, si dedicano a compiti migliori” [6].
Queste sono le ragioni per cui Marx ed Engels non ebbero nessuno
scrupolo a sciogliere la Lega
dei Comunisti e la
Prima Internazionale piuttosto che esaurirsi per farle vivere
o lasciar loro diffondere confusione. Proprio perché avevano una comprensione
storica e responsabile del movimento operaio essi hanno preferito operare in
questo modo piuttosto che lasciare che queste organizzazioni facessero errori
perdendo il loro onore in “stupidità", "baruffe" ed “accuse
reciproche". Ed è questa visione che ha preservato Marx ed Engels dalla
malattia del patriottismo di partito e che ha permesso loro di restare fuori
dalle polemiche inutili per dedicarsi alle reali necessità del momento.
Sono questa stessa analisi e questi stessi orientamenti a essere
alla base della costituzione del nostro Forum, la rivista Controversie, così
come le nostre attività :
a) Non coprirsi il
viso sullo stato reale del rapporto tra le classi e analizzare bene le
circostanze storiche per comprenderne tutte le dimensioni ed implicazioni (cf.
il nostro primo articolo in questo numero su “Il reale andamento del rapporto
di forze tra le classi"). b) Non attribuire le
delusioni del movimento operaio agli errori contingenti ma includerli in questo
processo di comprensione delle circostanze storiche.
c) Non lamentarsi e
perdersi in accuse reciproche ma dedicarsi ai compiti in conformità con le
necessità del momento.
d) Sapersi staccare
dalle organizzazioni formali che non hanno saputo adattarsi ai bisogni
determinati dall’evoluzione del rapporto di forza tra le classi “ritirandosi
delle baruffe sterili” e dedicandosi “a compiti migliori".
e) Non precipitarsi
nella costituzione di una nuova organizzazione o di un nuovo partito, ma “mantenere
il legame che unisce il gruppo per riutilizzarlo all’ occasione", cioè a
dire adottare una forma organizzativa adeguata alle caratteristiche ed ai
bisogni reali del periodo.
f) Conformare sue proprie attività e priorità al livello di mobilitazione della classe operaia : “...trovano sempre delle persone che non possono adattarsi a questa situazione [di riflusso delle lotte] e vogliono semplicemente giocare a fare le mosche nocchiere esigendo che si “faccia qualche cosa ", mentre questa cosa può essere solamente una stupidità” (ibidem).
f) Conformare sue proprie attività e priorità al livello di mobilitazione della classe operaia : “...trovano sempre delle persone che non possono adattarsi a questa situazione [di riflusso delle lotte] e vogliono semplicemente giocare a fare le mosche nocchiere esigendo che si “faccia qualche cosa ", mentre questa cosa può essere solamente una stupidità” (ibidem).
g) Infine, dedicarsi
in modo prioritario alla discussione e all’approfondimento teorico per
preparare al meglio le condizioni politiche della prossima ripresa delle lotte
di classe, cioè a dire : gettare i fondamenti programmatici delle
organizzazioni politiche che non mancheranno di sorgere “da ogni parte e del
tutto spontaneamente dal suolo della società moderna” (Marx).
Tutta la storia del movimento operaio sta a illustrare questa
chiara visione di Marx ed Engels. È, notoriamente, il caso del Sinistra
Comunista, nata nel periodo fra le due guerre in reazione alla disfatta della Terza
Internazionale, ed in particolare quello della Frazione italiana : dopo
l’esaurimento dei movimenti rivoluzionari tra il 1917-23 e le degenerazioni dei
partiti che ne erano l’espressione politica, gli elementi che criticano
l’involuzione del Partito Comunista d’Italia modulano i loro orientamenti e
forme organizzative alle nuove necessità del momento organizzandosi in Frazione
per preparare i quadri del futuro partito in vista della prossima ripresa delle
lotte. Pertanto, essa non si considera l’unico "ponte" tra la vecchia
e la nuova organizzazione poiché non “intende avvalersi dei suoi precedenti
politici per chiedere delle adesioni alle soluzioni che preconizza per la
situazione attuale. Bene al contrario, invita i rivoluzionari a sottoporre alla
verifica degli avvenimenti le posizioni che difende attualmente così come le
posizioni politiche contenute nei suoi documenti di base” [7]. Del resto la Sinistra italiana non era
omogenea poiché era composta fin dai suoi inizi da due correnti : il Risveglio
Comunista intorno a Pappalardi e Bilan intorno a Vercesi. I primi avviarono una
sintesi con gli apporti della sinistra tedesco-olandese, mentre i secondi
cominciarono a collaborare con L’opposizione internazionale di Sinistra di
Trotski proponendo la loro rivista come organo di discussione alla scala di
tutti i gruppi di opposizione [8]. In altre parole, la grande forza delle
componenti della sinistra italiana durante il periodo fra le due guerre fu di
riconoscere la pluralità delle differenti Sinistre, dei loro rispettivi apporti
politici e di non considerarsi come la sola detentrice della verità. Parimenti,
Bilan concepiva la rinascita del futuro partito nel corso della prossima
riprese delle lotte come prodotto di un vasto dibattito internazionale e non
come il risultato della sua sola evoluzione. Infine, proprio la storia di Bilan
dimostra che anche questa organizzazione non poté sfuggire ai dissensi che
sorgono inevitabilmente in un periodo di riflusso della lotta di classe :
particolarmente durante la guerra civile di Spagna e alla vigilia della seconda
guerra mondiale. Non sfuggì neanche ai dissensi interni alla fine della sua
esistenza nel 1945 : crisi organizzative, "baruffe sterili”, gravi “accuse
reciproche", tutte cose che perdurarono anche dopo la guerra.
Essendosi spezzata la continuità organizzativa e constatata la dispersione
avvenuta dopo il 1945, era vano persistere nel concepirsi come "Frazione"
con lo scopo di assicurare un "ponte" tra il vecchio, defunto partito
comunista ed il nuovo a venire. Di fatto, questo ultimo risulterà
necessariamente dagli approfondimenti che si svilupperanno fra l’insieme dei
gruppi che rivendicano a sé una filiazione politica con la Sinistra Comunista,
e neanche solamente tra quelli con una filiazione organica con i vecchi partiti
come fra le due guerre. Di fatti, come la storia ha dimostrato, sono gli
elementi e i nuclei, nuovi e vecchi, che avranno potuto cristallizzare
correttamente le lezioni delle esperienze passate e tracciare delle prospettive
corrette, per il periodo a venire, che si ritroveranno del tutto naturalmente
alla base del futuro partito quando le condizioni obiettive e soggettive
saranno giunte a maturazione. È, dunque, questa visione elaborata da Marx ed
Engels e confermata dalla storia che deve guidarci per comprendere l’evoluzione
dei gruppi della Sinistra Comunista durante questi quattro ultimi decenni.
La ripresa delle lotte della classe operaia alla fine degli anni
sessanta ha visto nascere o riorganizzarsi numerose organizzazioni che
rivendicavano l’eredità politica della corrente della Sinistra Comunista. Esse
hanno avuto il merito di fare rivivere e di approfondire certe analisi di
questa corrente, di dar vita a dei raggruppamenti, di formare delle nuove
generazioni di militanti e di sviluppare un intervento in seno al proletariato
(anche se in modo molto modesto).
Tuttavia, il rifluire del numero e dell’ampiezza delle lotte
nell’insieme della classe operaia fin dalla metà degli anni settanta, ed il
loro generalizzato arretramento fin dall’inizio degli anni ottanta, saranno
all’origine di uno scarto crescente in seno a questa corrente : scarto tra
un realtà obiettiva contrassegnata da questo riflusso ed un discorso soggettivo
che lo nega e che, addirittura, pretendeva che la prospettiva rivoluzionaria
fosse più che mai in via di sviluppo ! Al posto di comprendere questo
indebolimento e questo arretramento generalizzato delle lotte, modulando i loro
orientamenti e le forme di organizzazione, come Marx ed Engels avevano
insegnato, i principali gruppi del Sinistra Comunista persistettero nei loro
errori di orientamento :
a) Così, la grande crisi e la fibrillazione fin nelle fondamenta
del capitalismo erano attese, secondo le previsioni di Bordiga, nel 1975 :
"Io, aspetto, sulla mia posizione sempre cocciuta e settaria, l’arrivo,
nel 1975, nel mondo della nostra rivoluzione, plurinazionale, monopartitista e
monoclassista..." [9]. Da allora, lo scarto tra le attese e ciò che
è accaduto realmente farà sorgere numerosi interrogativi e dissensi in seno al Partito
Comunista Internazionale, dissensi che si manifesteranno nell’implosione di
questa organizzazione nel 1982-83.
b) Parimenti, le mobilitazioni sociali durante gli anni ‘80 erano
considerate dalla CCI (Corrente Comunista Internazionale) a tal punto che
l’alternativa storica tra le guerre e la rivoluzione era considerata come
decisiva per l’avvenire dell’umanità : “Nel decennio che comincia, è
questa dunque, quest’alternativa storica che si deciderà : o il
proletariato perseguirà nella sua offensiva, e continua a paralizzare il
braccio omicida del capitalismo, i suoi latrati e raccoglie le sue forze per il
suo capovolgimento o si lascia intrappolare, stancare e demoralizzare dai suoi
discorsi e dalla sua repressione e, allora, la via sarà aperta a un nuovo
olocausto che rischia di annientare la società umana” [10]. In effetti, questa Corrente affermava che
erano presenti tutte le condizioni per lo scoppio di una terza guerra mondiale
e che solo la combattività del proletariato impediva alla borghesia di
imboccare questa via di uscita [11] ! Non c’è bisogno di dire che a questo
punto si è scavato, in seno a questa organizzazione, un scarto crescente tra
quanto essa affermava e una pratica sconnessa da una realtà molto più prosaica.
Ne è risultato una cascata di crisi e di fuoriuscite tutte, a dire della stessa
CCI, una più grave dell’altra.
Questo scarto tra la realtà ed i discorsi politici tenuti a tale
proposito diventava tanto più evidente quanto più i conflitti sociali più
significativi durante gli anni ottanta [12] sono rimasti drammaticamente isolati a causa
di questo riflusso generalizzato dell’insieme della classe operaia, riflusso
concretizzatosi in una caduta vertiginosa dell’ampiezza e del numero dei
conflitti sociali, e questo fin dalla metà degli anni 70 in certi paesi, e per
tutti gli altri fin dall’inizio degli anni 80 [13]. Così, da un quarto di secolo, il numero e
l’ampiezza delle mobilitazioni sociali nell’insieme della classe sono da tre a
quattro volte inferiori rispetto ai gloriosi anni trenta e circa dieci volte
inferiori rispetto alla prima metà degli anni novanta.
Malgrado questa oggettiva riduzione delle mobilitazioni sociali ed
il loro crescente isolamento, la
CCI sosteneva tuttavia che esse si intensificavano al punto
da costringere la borghesia a organizzare dei conflitti prematuri che
coinvolgevano milioni di operai in tutti i paesi, e ciò per evitare lo scontro
frontale e l’insorgere di lotte generalizzate [14] ! Lo scarto tra la realtà e le parole
era del tutto evidente.
La constatazione di un arretramento delle lotte, in effetti, si
avrà solamente in seguito alle campagne ideologiche che hanno accompagnato la
caduta del muro di Berlino nel 1989. Ma questa realtà sarà accettata solo
sommessamente poiché la CCI
si è precipitata a seppellirla quattro anni dopo prendendo come spunto lo
scoppio di alcuni conflitti sociali in Italia [15]. Lo scarto tra la realtà obiettiva e la sua
comprensione politica soggettiva diventava un baratro.
Nel momento stesso in cui la principale componente in seno alla Sinistra
Comunista pretendeva che “gli anni ‘80 sono stati innanzitutto anni di sviluppo
della lotta di classe” [16] e questa organizzazione parlava di strategia
preventiva in parecchi paesi, strategia che coinvolgeva "milioni" di
operai e mirata ad evitare il maturare di un reale scontro frontale come in
Germania nel 1918, le mobilitazioni sociali nei paesi centrali avevano
raggiunto un livello da tre a quattro volte inferiore a quello dei gloriosi
anni Trenta e dieci volte inferiore a quello tra il 1970 e il 1975… Ciò ha
permesso alla classe dominante di operare la sua svolta neoliberale senza
incontrare ostacoli ; in modo particolare di mettere in opera la sua
politica di compressione della parte salariale per restituire profittabilità
delle sue imprese - che aveva raggiunto il suo punto più basso dopo la
recessione del 1981 (cf. i due grafici che illustrano le evoluzioni di questi
due parametri pagine 15 e 16) - alle sue imprese ! Lo scarto era diventato
surrealistico.
Questo scarto crescente tra la realtà obiettiva ed i discorsi
tenuti su di essa hanno costituito il fondamento dell’autismo della maggior
parte dei gruppi politici in seno alla Sinistra Comunista : rinchiudersi
nelle loro vecchie certezze, allo sviluppo di un spirito da ’fortezza
assediata’, rifiuto di procedere ad un bilancio critico degli orientamenti
passati, rafforzamento dell’ossificazione teorica cominciata fin dagli anni 80.
In tali circostanze, dubbi e divergenze sono emersi
immancabilmente nel loro seno. Purtroppo, al posto di applicare le lezioni
tratte da Marx ed Engels, di “comprendere le circostanze inevitabili” che
generano tali dissensi, accettare queste ultime e “dedicarsi a compiti
migliori” in relazione alle nuove necessità, la reazione fu di “attribuire
tutte le delusioni a degli errori contingenti” e a lasciarsi trascinare in “sterili
baruffe" e lanciarsi delle “accuse reciproche” tra questi gruppi ed i loro
numerosi dissidenti [17]. In breve, al posto di procedere ad un
ritorno critico sulle analisi del passato, al posto di sviluppare una
comprensione più chiara della situazione e di adattare le proprie strutture ed
i propri orientamenti ai nuovi compiti del momento, i dubbi e i disaccordi si
traducono in crisi organizzative sempre più gravi.
Tali sono le radici materiali alla base dei tre episodi di maggior
crisi in seno alla Sinistra Comunista :
a) la scomparsa del
principale raggruppamento politico fino AL 1982-83, cioè l’implosione del PCI,
(Partito Comunista Internazionale - Programma Comunista), la dispersione di
quasi tutti i suoi militanti ed il carattere microscopico della sua rinascita
dopo una decina di anni ;
b) la successione di
crisi e scissioni che hanno regolarmente attraversato la Corrente Comunista
Internazionale da una trentina di anni, crisi e scissioni tutte una più grave
dell’altra anche fra gli stessi dirigenti di questa organizzazione ;
c) le recenti rotture
in seno alle componenti del Bipr (Bureau Internazionale per il partito
Rivoluzionario [18] in Italia [19] ed in Canada [20], così come “la netta presa di distanza
politica chiara del Bipr” dal gruppo austriaco GPR [21].
Certo, è mezzanotte nel secolo della Sinistra Comunista poiché
adesso sono ormai tre decenni che questa corrente è attraversata da una crisi politica
e organizzativa molto profonda : si è numericamente ristretta rispetto
alla sua ora di gloria alla fine degli anni ‘70 ed all’inizio degli anni
’80 ; e da allora non ha più conosciuto un processo di riaggregazione
mediante il confronto tra i differenti gruppi - come era avvenuto durante gli
anni settanta - ma è stata attraversata da crisi e fratture a ripetizione. La
sua presenza politica resta molto simbolica e la sua influenza nella classe
operaia è ridotta a zero ; non è stata capace di costruire uno spazio
comune di discussione fra l’insieme dei gruppi che la compongono e la sua
produzione teorica si è ossificata ed è divenuta povera e ripetitiva. A ciò si
aggiunga che essa è profondamente divisa in una miriade di individui isolati e
di microgruppi che, tra di loro, alimentano molto spesso rancori tenaci e rapporti
tesi ecc. Questo triste quadro è illustrato da una constatazione che diventa
drammatica : mentre gli omaggi ai compagni deceduti – che avevano fatto
parte di questi gruppi - cominciano, purtroppo e ineluttabilmente, a
moltiplicarsi… non si è, allo stesso tempo, capaci di trasmettere un’eredità e
delle lezioni positive ad una frangia significativa di elementi di avanguardia
in seno alla nuova generazione [22].
Come Marx ed Engels ci hanno insegnato, tutte queste "delusioni"
non possono spiegarsi con degli “errori contingenti", ma devono essere
ricondotte “alle circostanze storiche inevitabili” che bisogna “affrontare di
petto per poterle comprendere", e cioè : il rinculo delle lotte
operaie nell’insieme della classe.
Marx c’insegna che molto spesso la coscienza è in ritardo rispetto
al movimento della realtà obiettiva e si determina, quindi, un certo
scostamento tra quest’ultima e la sua comprensione soggettiva ; cosa del
tutto normale e, addirittura, inevitabile. Ma il problema non consiste
nell’esistenza di questo scostamento in sé, ma nel fatto che esso perdura da
più di tre decenni in seno ai principali gruppi della Sinistra Comunista e, nel
corso del tempo, non ha fatto altro che accrescersi e quindi la presa di
coscienza di questo stato di cose è tuttora a un punto morto, (addirittura)
che, tuttavia, viene semplicemente e puramente negato.
Il problema risiede ugualmente in questo rifiuto di ritornare
criticamente, senza ostracismi, sulle proprie posizioni del passato e nel
rifugiarsi nelle proprie vecchie certezze. Difatti, l’ostacolo essenziale che
impedisce a un buon numero di gruppi di evolversi consiste in questo :
resistere senza riconoscere il riflusso del lotte, affondare la testa nella
sabbia piuttosto che affrontare le contraddizioni tra le loro analisi e la
realtà, e la reiterazione delle loro analisi anche quando i fatti le hanno già
largamente smentite. Questo scostamento crescente tra la realtà obiettiva e la
sua comprensione soggettiva raddoppia il loro autismo rispetto al mondo
esterno, autismo che si manifesta in un spirito da fortezza assediata, con
l’idea di essere già ’il partito o l’ossatura del futuro partito’, di
considerarsi quasi soli contro tutti, ivi compreso e soprattutto contro coloro
che dovrebbero essere i loro più vicini partner.
È ciò che il movimento operaio chiama settarismo. Esso consiste
nell’erigersi a giudici degli altri alla luce dei soli propri criteri, a
considerare, cioè, “la maggioranza delle organizzazioni politiche proletarie”
come “opportuniste", “incapaci di rispondere alle esigenze della
storia" e, come tali, portate a "si squalifichino da soli” [23]. In tal modo, non c’è da stupirsi che si
pervenga alla conclusione che si vada già costituendo “l’ossatura del futuro
partito". A che pro confrontare le proprie posizioni con la realtà,
rispettare l’avversario e rispondere ai suoi argomenti visto che tutto ciò
porterebbe a “squalificarsi da soli” e che il suo punto di vista altro non è se
non un’esclusiva espressione di “opportunismo" ! Una tale concezione
di sé e degli altri alimenta le visioni monolitiche e rafforza la sensazione
della infallibilità politica ; impedisce di ascoltare le critiche e di
guardare la realtà in faccia. Il ripiegamento su sé stessi ed il settarismo
raggiungono allora il culmine … ma è il triste culmine degli abissi nelle
profondità dell’isolamento politico rispetto alla classe e alle sue avanguardie
politiche. A questo riguardo, visitare i siti Web del PCI-Programma e della CCI
è molto istruttivo : l’assenza di una rubrica ’Legami’ dice molto di più
sull’identità veramente elitaria di questa concezione e di questo atteggiamento
verso il resto del milieu rivoluzionario da parte di queste due organizzazioni
nonché delle differenze che proclamano a tale proposito.
Marx c’insegna che non si possono giudicare gli uomini per ciò che
essi dicono di sè stessi ma per quello che fanno : “Non si giudica un
individuo sulla base dell’idea che ha di sé. Non si giudica un’epoca di
rivoluzione secondo la consapevolezza che essa ha di sè stessa. Questa
coscienza scaturirà piuttosto dalle contraddizioni della vita
materiale..." [24], da allora, un esame dei fatti materiali e
degli atti organizzativi mediante la stampa di questi gruppi dice molto di più
di tutti i discorsi che fanno su loro stessi :
1) La Frazione italiana
analizzava molto giustamente che “la storia di Lenin, è la storia delle
frazioni". Si potrebbe parafrasare questa formula di Bilan dicendo che “la
storia dei gruppi attuali della Sinistra Comunista è la storia dell’assenza di
frazioni". Anche se le tre più grandi organizzazioni che la compongono, (la CCI, il PCI-Programma e la Tendenza Comunista
Internazionalista-TCI), rivendicano - gridando a tutto fiato - l’eredità di
Lenin, particolarmente a livello organizzativo, nessuno di questi gruppi ha
ufficialmente riconosciuto e vissuto con intelligenza con una tendenza o una
frazione durante questi ultimi quaranta anni. Peggio, quasi tutte le divergenze
importanti che ci si sono state giorno dopo giorno sono sfociate
sistematicamente in crisi acute sempre più gravi … mentre durante un periodo di
esistenza due volte più corto (1903-21), i Bolscevichi sono stati attraversati
da una moltitudine di tendenze e di frazioni (che avendo potuto disporre
liberamente dei mezzi materiali per difendere le loro posizioni, nel partito e
pubblicamente, ivi compreso mediante strutture organizzative proprie, hanno
animato positivamente la loro vita politica).
2) Parimenti, in
quarant’ anni di esistenza, nessuno dei tre gruppi attuali ha pubblicato il più
piccolo opuscolo o il minimo lavoro sviluppando una posizione diversa da quella
difesa ufficialmente, mentre almeno in due occasioni i Bolscevichi ne hanno
pubblicato una gran quantità [25].
3) In realtà, c’erano
molto più dibattiti e discussioni sulle divergenze interne negli ’antenati
diretti’ di cui il PCI, la TCI
o la CCI
rivendicano l’eredità [26], di quante ve ne siano all’interno di queste
tre ultime organizzazioni … e ciò malgrado il fatto che questi ’antenati’
abbiano avuto una vita quattro a cinque volte più corta della loro ! Di
più, i dibattiti in seno ai gruppi del passato non prendevano sistematicamente
la piega drammatica che hanno assunto in questi tre ultimi decenni. Cosa che
tutti possono verificare poiché comincia ad essere disponibile sul Web
l’edizione integrale delle loro vecchie pubblicazioni.
4) La pubblicazione
dei dibatti e delle discussioni sulle divergenze interne alle tre principali
organizzazioni della Sinistra Comunista attuale o è inesistente o si conta
sulle dita di una mano monca. I soli rari esempi risalgono ai primi anni della
loro esistenza e giusto al solo momento della rottura con i dissidenti. Così,
durante i suoi quaranta anni di esistenza il PCI (1943-1983) non ha pubblicato
nulla delle sue discussioni interne se non dopo la scissione dei militanti
dissenzienti. Ed è esattamente la stessa cosa per la CCI : da una trentina di
anni, tutti i testi relativi alle discussioni sulle divergenze sono stati
pubblicati al momento o subito dopo la fuoriuscita dei dissidenti. Ciò
contrasta completamente con la tradizione del movimento operaio che ha
pubblicato i resoconti di decine di dibatti e ancora più delle posizioni
divergenti nonostante queste organizzazioni abbiano avuto una vita molto più
corta !
5) Tradizionalmente è
stato considerato che l’emergere di divergenze era un fatto normale nel corso
di un dibattito. È ciò che hanno potuto dimostrare i Bolscevichi nella loro
pratica. È ciò che non hanno saputo dimostrare i principali gruppi della Sinistra
Comunista dal 1968 : quando era inevitabile che tendenze diverse non
potevano che sorgere naturalmente durante questi ultimi quaranta anni, mai
nessuna di queste tendenze è stata ufficialmente riconosciuta in nessuno gruppo
di questa corrente … mentre in un periodo di due volte più breve il partito
Bolscevico ne ha riconosciuto delle decine !
6) In 18 anni di
esistenza, i Bolscevichi hanno potuto rappresentare un vero polo d’attrazione
aggregando il meglio delle nuove forze e delle nuove generazioni di
rivoluzionari (per esempio, dal gruppo di Trotski agli elementi provenienti
dall’anarchismo), mentre i tre principali gruppi in seno alla Sinistra
Comunista sono meno numerosi oggi che al momento del loro ’momento di gloria’
tra fine degli anni settanta e l’inizio degli anni ottanta, come al momento
della loro fondazione !
7) Durante i primi
anni della rivoluzione russa, la
Pravda aveva sempre in prima pagina una colonna dedicata
all’espressione di opinioni divergenti. A quando una tale pratica anche da
parte dei principali gruppi della Sinistra Comunista ? Anche all’epoca di
momenti cruciali, come l’insurrezione nel 1917 o il trattato di Brest-Litovsk
(1918), ed anche di fronte ad accuse gravi come quella di tradire gli interessi
della rivoluzione (l’opposizione operaia), i Bolscevichi hanno pubblicato e
hanno dibattuto queste critiche : hanno sempre dato tutti i mezzi
materiali ai loro militanti dissidenti affinché potessero esprimere liberamente
le loro opinioni, ivi compreso l’uso della stampa e delle proprie strutture
organizzative. In altre parole, i Bolscevichi hanno condotto l’unica politica
possibile : una reale discussione libera e contraddittoria per risolvere
politicamente e in modo elevato i dibatti, cioè approfondendo la loro
comprensione politica.
Il contrasto tra il loro richiamarsi al bolscevismo e la pratica
obiettiva di queste tre organizzazioni è dunque totale. Da questo punto di
vista, il loro richiamarsi a Lenin è del tutto abusivo.
Questo bilancio è senza appello perché si basa su degli elementi
materiali ed obiettivi che chiunque può facilmente verificare. Peraltro non
occorre conoscere i dettagli e gli arcani delle oro delusioni e delle loro
molteplici scissioni : è ampiamente sufficiente una semplice presa di
visione delle loro rispettive pubblicazioni. Con tutta evidenza, l’insieme di
questi fatti mostra che la visione e la pratica organizzativa di questi tre più
grandi gruppi della Sinistra Comunista sono segnati dall’eredità della
controrivoluzione e contraddicono tutti i virulenti dinieghi di certuni di
loro [27].
Con tali visioni politiche e tali pratiche organizzative, non è stupefacente
che i disaccordi che sono sorti in seno a queste tre organizzazioni si siano
saldati quasi sistematicamente con delle fuoriuscite, crisi e conflitti
relativi alla organizzazione o con l’ostracismo dei dissidenti che hanno
tentato invano di mettere il dito nelle piaga e di comprendere queste
contraddizioni. Tale è purtroppo l’immagine che dà di sé la Sinistra Comunista
da più di tre decenni [28].
È questa comprensione - molto tardiva, ma assolutamente necessaria
- che è all’origine della nostra esistenza e del nostro progetto politico :
fare prendere coscienza di questa crisi in seno alla Sinistra Comunista per
contribuire a superarla. Questa è la ragion d’essere del nostro Forum e delle
priorità che ci siamo assegnati. Come dicevamo nell’editoriale del nostro
precedente numero : i due compiti dell’ora consistono, da una parte, nello
sviluppare il “marxismo in tutti i campi della conoscenza” (Bilan [29]) e, dall’altro, sviluppare il dibattito tra
i rivoluzionari con “la preoccupazione di determinare una sana polemica
politica” (Bilan). Una buona parte di questo n°3 di Controversie è dedicata a
queste due priorità.
Questo bilancio di quarant’ anni del Sinistra Comunista è reso
ancora più urgente dal fatto che il capitalismo è stretto nella morsa di una
crisi di cui a tutt’oggi non si intravvede nessuna via uscita e che il
proletariato si trova con le spalle al muro. Ma questo stato di letargo
sociale, finora paralizzato dal lento sviluppo della crisi e dal pesante
fardello della disoccupazione, può evolversi : i licenziamenti massicci ed
il depauperamento sempre più assoluto di quelli che hanno ancora un lavoro
stanno raggiungendo dei limiti che spingono la classe operaia a reagire. Si sta
profilando un orizzonte in cui, di nuovo, un proletariato che non ha ancora
subito una disfatta storica (guerra o controrivoluzione), sarà posto di fronte
ad un degrado molto brutale delle sue condizioni di vita e proiettato in una
situazione in cui la classe dominante non avrà più alcuna credibile via di
uscita da offrire. Una tale stato delle cose è potenzialmente molto ricco di
prospettive.
E’, al tempo stesso, incoraggiante ed inquietante per la Sinistra Comunista.
Incoraggiante, perché questo contesto di ripresa della lotta di classe offre la
possibilità di potere superare le sue insufficienze. Inquietante, perché la
lotta di classe non risolve automaticamente le debolezze dei rivoluzionari,
anzi il rilancio delle lotte potrebbe accentuarle se i rivoluzionari
risultassero incapaci di trarre le lezioni dai loro errori, delle loro
debolezze teoriche accumulate e delle loro divisioni organizzative.
In realtà, la prospettiva di ampi scontri di classe è
potenzialmente davanti a noi e non dietro di noi ; parimenti, le
condizioni della formazione del futuro partito sono davanti a noi e non dietro
di noi. La ripresa delle lotte tra il 1968 e il 1974-75 ha posto i picchetti per
il riemergere della corrente storica della Sinistra Comunista così come per un
primo processo di chiarimento, raggruppamento e ’selezione’. L’arretramento
generalizzato delle mobilitazioni sociali nell’insieme della classe operaia fin
dagli anni ‘80 ha messo questo processo tra parentesi. Se le condizioni
obiettive per la formazione del futuro partito sono ancora da venire, le
condizioni soggettive si devono preparare sin d’ora tra i gruppi che potranno
elevarsi all’altezza delle esigenze teoriche e pratiche poste dalla storia.
[1] Lettera di Marx del 19
novembre 1852.
[2] Lettera di Engels del
12 settembre 1874.
[3] Lettera di Marx a
Freiligrath del 29 febbraio 1860.
[4] Lettera di Marx a Sorge
del 27 settembre 1873.
[5] Engels, Il programma
dei rifugiati blanquisti, Volksstaat del 26 giugno 1874.
[6] ib.
[7] Editoriale del primo
numero di Bilan (1933). Bilan era il Bollettino teorico della Frazione italiana
della Sinistra Comunista.
[8] Il gruppo intorno a Papallardi
stima che a Terza Internazionale ha tradito fin dal 1927 e che ne bisogna
fondare una nuova. Da qui il suo avvicinamento alle organizzazioni che
partecipano a L’Internazionale Comunista Operaia (KAI) creata nel 1922 dalla tendenza
Essen del KAPD. Il gruppo intorno a Vercesi sarà meno categorico nel suo
approccio alla Terza Internazionale. Non si costituirà in Frazione di sinistra
dell’internazionale Comunista non prima del 1928 dopo la richiesta di questa
ultima di escludere tutti quelli che si rifiutavano di condannare Trotski e
dopo l’approvazione della teoria “della costruzione del socialismo in un solo
paese” da parte del XV° congresso del Partito Comunista Russo. Infine, stimava
che era necessario costituire, prima di progettare una autentica Opposizione
Internazionale, dei gruppi di sinistra in ogni paese. Di là, in un primo
momento, il suo avvicinamento a Trotski e la sua richiesta di “convocazione del
VI° congresso mondiale [dell’IC] sotto la presidenza di Trotski” (estratto
dalla Risoluzione della Conferenza di Pantin - aprile 1928).
[9] Lettera di Bordiga a
Terracini, 1969 in
“Bordiga - Scritti Scelti” : 263.
[10] “Anni 80, anni di
verità “ – Revue Internationale n°20, 1980, p. 3-4.
[11] “… solo le lotte e la
mobilitazione della classe operaia da quando il capitalismo è entrato in aperta
crisi, alla fine degli anni 60, hanno impedito a questo sistema di portare la
sua propria risposta al suo crollo economico : la guerra imperialistica
generalizzata” (Revue Internationale della CCI n°58 – 3° trimestre 1989).
[12] Servizi pubblici in
Belgio (1983 e 86), sciopero generale in Danimarca (1985), minatori in Gran
Bretagna (1984-85), ferrovieri (1986) ed infermieri (1988) in Francia,
insegnanti e ferrovieri in Italia (1987), ecc.
[13] cf. l’articolo di
questo numero su “Il reale avanzamento del rapporto di forze tra le classi”.
[14] “…si è potuto
assistere questi ultimi mesi allo spiegamento di tutta un offensiva borghese
che consiste nel prendere l’iniziativa della combattività operaia, provocando
delle lotte in modo preventivo, per rompere sul nascere lo slancio verso di una
mobilitazione massiccia e solidale dell’insieme della classe. […] Il successo
di una tale manovra ha dato il semaforo verde alla borghesia degli altri paesi
dell’Europa occidentale per dispiegare r a fondo questa strategia […] …si
trattava per la borghesia di fare partire prematuramente un settore, di
provocare un scontro su un campo minato prima che fossero sufficientemente
maturate, nell’insieme della classe operaia, le condizioni di un reale scontro
frontale […] …non di un settore particolare ma di milioni di operai di tutti i
settori che sono stati imbarcati in una battaglia prematura, in una falsa
dimostrazione di "forza". Ecco come la borghesia, in tutti i paesi
dove si è trovata di fronte , in questi ultimi due anni, a delle lotte
importanti, è riuscita a bagnare la polvere prendendo l’iniziativa per
soffocare l’insorgere di nuovi massicci combattimenti” (Revue Internationale
della CCI n°58 – 3° trimestre - 1989).
[15] Leggere Revue
Internationale della CCI n°72, 74, 76, 88, 94 e 99. A titolo di esempio, ecco
ciò che questa organizzazione scriveva nel 1994 nel n°76-1994 della sua
rivista : “la calma sociale che regnava da più di quattro anni è
definitivamente rotta […] questa strategia è, al contrario, il segno chei una
vera ripresa della lotta di classe è ormai in corso a scala internazionale. La
ripresa della combattività operaia.
La fine dell’anno 1993 è stata segnata così dagli scioperi e
manifestazioni in Belgio, in Germania, in Italia, in Gran Bretagna, in Francia,
in Spagna".
[16] Revue Internationale
n°59-1979, risoluzione dell’ 8° congresso.
[17] Questo è ben
illustrato dalla cascata di teorie e qualificativi che il CCI ha attribuito a
tutti i suoi dissidenti : “complotto massone", “infiltrazione
esoterica", “parassitismo", “progromismo", “nichilismo",
“clanismo", “avventurismo", “pallone gonfiato", “individualismo
intellettualistico”, “odio per l’organizzazione” … e l’elenco è lontano da
essere esauriente … tuttavia tutte cose presentate da questa organizzazione
come costituenti autentici approfondimenti teorici e politici (cf. Revue
Internationale della CCI e specialmente due opuscoli dedicati a questi
argomenti : La pretesa paranoia della CCI, I & II) ! Tanto per
dire che lo scostamento tra le realtà e la sua comprensione soggettiva ha
raggiunta qui la vetta. Come Marx ed Engels lo avevano già perfettamente
identificato, è esattamente ciò che accade quando un’organizzazione politica
perde il contatto con la realtà in un periodo di riflusso delle lotte.
[18] Il BIPR (Ufficio
Internazionale per il Partito Rivoluzionario), ha recentemente cambiato
denominazione in : Tendenza Comunista Internazionalista per il Partito
Rivoluzionario (TCI).
[19] Istituto Onorato
Damen : istitutoonoratodamen.it/joomla/aggiornamenti-si-line
[20] I Comunisti
Internazionalisti (Montreal) : http://klasbatalo.blogspot.com/
[21] “Noi abbiamo, dunque,
deciso di segnare una chiara demarcazione politica rispetto al gruppo austriaco
dunque, perché ci sono sempre più indicazioni che la loro pretesa di essere
parte costitutiva del Bipr, una pretesa che avevamo rigettato già quattro anni
fa, generi confusione nella zona geografica di lingua tedesca” Il BIPR diventa
TCI, 26 & 27 settembre 2009.
[22] Soltanto alcune
recenti iniziative tentano di reagire a questo letargo. Per esempio, è il caso
della costituzione della Rete Internazionale di Discussione nel 2000 da parte
del Cercle de Paris e L’Appel ou mileu prorévolutionnaiere lanciato dal gruppo Perspectives
Internationaliste nel marzo 2009, mentre di altri, più isolati, si sono
rifugiati nella produzione di testi storici e teorici sul movimento operaio.
Tuttavia, queste iniziative hanno ugualmente i loro propri limiti : sono
costituite solamente da una parte dei gruppi della Sinistra Comunista e certi
sono purtroppo al punto morto come la Rete Internazionale
di Discussione.
[23] “… l’opportunismo
nella maggioranza delle organizzazioni politiche proletarie hanno messo in
evidenza l’incapacità della maggior parte di questi gruppi di soddisfare le
esigenze della storia. […] …ora esistono le premesse per la costruzione del
partito comunista mondiale. Allo stesso tempo, il fatto che i gruppi del mileu
politico proletario si squalifichino da soli nel processo che conduce alla
formazione del partito di classe non fa che mettere l’accento sul ruolo
cruciale che la CCI
è portata a svolgere giocare in seno a questo processo. È sempre più chiaro che
il partito del futuro non sarà il prodotto di una somma "democratica"
dei differenti gruppi del mileu, ma che la CCI costituisce già lo scheletro del futuro
partito” (Revue Internationale n°122 (2005), 16° congresso della C.C.I.).
[24] Marx, Prefazione a
Per la critica dell’economia dell’economia politica.
[25] Il solo esempio che
se ne avvicina un po’ è costituito dal vecchio opuscolo della CCI su La fase di
transizione (1981). Esso è tuttavia molto significativo : a) che tutti i
testi di questo opuscolo datano li anni settanta quando questa organizzazione
era in una fase di costituzione e di raggruppamento ; b) che nessuno
seguito è stato mai pubblicato ; c) che la CCI non ha segnalato di avere mai proseguito
questo dibattito ; d) che questo opuscolo non è consacrato alla difesa di
una posizione divergente ma è una semplice raccolta delle diverse posizioni …
In altre parole questa apparente eccezione (che era molto lodevole e rompeva
un’’epoca), viene a confermare pienamente lo stato desertico delle vere
controversie nel seno e tra i gruppi della Sinistra Comunista.
[26] Il Comunista, Bilan, Internationalisme,
Comunismo o L’operaio comunista.
[27] Per avere una piccola
idea del carattere edificante di questi dinieghi, il lettore potrà leggere
utilmente il primo tomo dell’opuscolo della CCI dal titolo molto
significativo : La pretesa paranoia della CCI.
[28] La crisi politica e
organizzativa nel seno della Sinistra Comunista tocca l’insieme delle sue
componenti, anche se non si manifesta allo stesso modo e con la stessa
intensità in tutte le sue parti.
[29] Le citazioni sono
estratte dell’introduzione al suo primo numero pubblicato nel 1933.
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