Aspetti della Rivolta
Paul Mattick, 1961
Aspetti
della Rivolta, di Nomad Max. New York: Bookman Associates, 1959.
Mentre
i libri precedenti di Nomad Max erano principalmente schizzi biografici di
personaggi famosi di vari movimenti radicali, e la spiegazione teorica del loro
comportamento era incidentale, il presente libro inverte la procedura; i personaggi
sono trattati solo per illustrare la sua teoria della storia. Questa teoria è
semplice e sembra molto convincente a causa delle prove evidenza che sostiene. Non
è propriamente sua, ma è antica quanto il genere umano. Si tratta di uno
scetticismo ben fondato per quanto riguarda la capacità dell'uomo di diventare
un essere veramente sociale. Ma più in particolare, la teoria, o la "legge
ferrea dell'oligarchia", ha trovato varie interpretazioni, alcuni macchiati
dalla gioia e gli altri dalla disperazione, negli scritti di uomini come
Gaetano Mosca, Vilfredo Pareto, Waclaw Machajski e Roberto Michels. Eppure
nessuno di questi scrittori ha dato alla teoria una generalità tale e un carattere
assoluto come Nomad Max, anche se è profondamente addolorato per il sistema
inesorabile della storia umana, che fin dagli albori della civiltà, ha diviso
l'umanità tra classi educate e le masse ignoranti, invariabilmente usando le
masse per i cambi di potere e i privilegi definiti da Pareto la circolazione
delle élites.
Mentre
alcune persone vedono la storia come l'opera di grandi uomini e delle loro
idee, e altri come una serie di lotte di classi, per Nomad Max è solo "un
circolo vizioso di alti profitti che assicurano una maggiore educazione (per i
figli) e una istruzione superiore che assicura delle posizioni privilegiate con
maggiori profitti".
La
storia si esaurisce in termini così semplici e basilari come vincenti e
perdenti, tra alto e basso, tra colletti bianchi e mani callose, tra il furbo e
lo stupido. E non fa differenza se riguardo al passato, non ci fossero state
davvero significative differenze educative, o, per quanto riguarda il futuro,
ci potrebbe essere un istruzione uguale per tutti, perché "la natura umana
è quella che è e si rifiuta di cambiare", esclude ancora relazioni sociali
di uguaglianza e di non-sfruttamento “per la divisione naturale tra più e meno
dotati, tra più e i meno energici, con il più dotato che invariabilmente
rivendica e ottiene più potere e più lussi piuttosto che la media degli altri
esseri umani".
Invariabilmente,
la "natura umana" preclude la preferenza del perdente al vincente.
Infatti, non appena cambiano le opportunità, il perdente è pronto ad assumere
il carattere vizioso del vincente. Ma siccome solo le élite possono circolare,
rimane sempre una massa di persone in modo permanente ridotta allo stato di perdente.
Anche se questo non altera la loro "natura umana", essi sono impediti
da esercitarla propriamente. E questo, a sua volta, crea l'illusione infantile
che "la natura umana" può essere qualcosa di diverso da quello che è.
In ogni caso, Nomad Max riconosce l'esistenza di folli che cercano di alterare
il "circolo vizioso" della storia insieme con la "natura
umana". Ha una grande affascinazione per loro e, come Rilke, proclama la
sua adesione incrollabile "per la cause persa in principio".
La
"farsa tragica chiamata progresso del genere umano," Nomad la illustra
con innumerevoli fatti e aneddoti della storia. Egli attinge da diversi tempi e
diversi luoghi in ogni sorta di movimenti sociali. Di per sé, sono interessanti,
divertenti, scoraggianti, tristi e veri. Il suo interesse principale, tuttavia,
sta nella scena contemporanea, nel movimento moderno dei lavoratori; anarchico,
sindacalista, socialista e comunista. Egli include qui tra i nemici dei "dai
perdenti dalle mani callose": gli ex lavoratori auto-didatti, che sono o
mediamente colti e partecipano e collaborano con gli intellettuali della classe
media, o gli enormemente colti, per cercare la fedeltà degli strati sociali più
bassi nei confronti di quelli più alti, in modo da elevare se stessi alla
categorie sociali che hanno maggiori redditi.
In
questo processo la massa dei proletari iloti sono in grado di migliorare le
proprie condizioni in una certa misura chiedendo a gran voce "più e più ",
come prezzo della loro fedeltà a una o l'altra delle élite concorrenti. Per
quanto riguarda il futuro, il non-capitalista "sa" che prenderà il
posto del capitalista "abbiente" gli operai "lavoreranno, la maggior
parte di loro indifferente da chi ha lo scentro del comando, il più brillante sopra
di loro diventerà o un magnate del lavoro o un politico e dare il proprio contributo
al mantenimento dello status quo per la perpetuazione del sogno americano."
E,
naturalmente, se la storia, a causa di un difetto immutabile nella "natura
umana", non è altro che la circolazione delle élites, non c'è speranza per
gli espropriati tranne quella di raccogliere le briciole cadute dal tavolo dalle
élite che si contendono con la lotta i migliori posti al tavolo dell’
abbondanza. Eppure, la storia è molto di più, anche se è anche una lotta delle
élite che rappresentano una o un altra classe sociale che si sforza o prova a
mantenere il proprio dominio di classe.
E
anche se è possibile portare i rapporti tra schiavo e padrone così come quelli
tra schiavo-salariato e capitalista sotto il comune denominatore "vincente
e perdente," c'è una grande significativa differenza e tra la schiavitù e
la schiavitù salariata, tra il passato e il presente.
E
anche se, dal punto di vista del perdente, il proprietario capitalista del
laissez-faire non è migliore ne peggiore del burocrate controllore del capitalismo
di stato, esistono differenze importanti e significative tra i due sistemi
sociali. Il cambiamento sociale avviene e influenza i rapporti sociali, i modi
di produzione e di coscienza umana.
L'interrelazione
sempre maggiore della produzione sociale e della vita sociale crea problemi che
non possono trovare la loro soluzione all'interno della società di classe, per
mezzo di un semplice cambiamento di élite. La vita o la morte dell'uomo e della
società può dipendere dall'abolizione di tutte le forme di disuguaglianza e di
privilegio e sulla socializzazione totale della "natura umana". Per
il momento, questa possibilità è ancora solo un segno direzionale seguito da
coloro che sono interessati alla perpetuazione della vita umana sulla terra.
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